giovedì 28 agosto 2008

Più che rete, velo

Partecipo al convegno conclusivo di un progetto di ricerca sull’innovazione nelle PMI. Le aziende, stimolate dalle associazioni di categoria, erano state invitate a sviluppare un’innovazione di processo o di prodotto in collaborazione con altre aziende/concorrenti e con centri di ricerca universitari.
Tutte le imprese intervenute hanno sottolineato quasi con sorpresa l’efficacia della collaborazione, la necessità della cooperazione per poter evolvere. D’altro canto, tutte le imprese intervenute hanno rimarcato la volontà di mantenere la propria identità, di governare autonomamente la propria struttura e il proprio business, l’allergia a forme di appartenenza troppo stretta.
Se rete dev’essere – sembrano quasi affermare - che sia rete sociale, che sia legame debole ma efficace, forte quando serve, inesistente quando non serve, che permetta molteplici appartenenze temporanee.
Un velo, più che una rete.
Un tessuto sociale trasparente, ma a trama fitta, che permetta l’attivazione di connessioni temporanee, eterogenee, a vastità variabile.

Immagino un immaginario montano, un luogo di nutrimento di passioni per le scienze dure. Ne parlo all’assessore, che immagina con me ma fa di più e colloca questo nuovo polo di contaminazione all’interno di una rete di diffusione culturale. Una rete in cui ogni polo è autonomo, ogni nucleo ha la sua identità, ma è connesso agli altri in modo estemporaneo ed efficace, quando serve.
Anche qui, un velo.

E se velo deve essere, di cosa è fatto? Come costruirlo? Basta il Web?

amz

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